Gas Radon, il killer silenzioso: 3300 morti all’anno in Italia
CHE COS’E’ IL RADON?
QUALI SONO I SUOI EFFETTI?
DA DOVE PROVIENE?
QUALI SONO LE FONTI DI RADON ALL’INTERNO DEGLI EDIFICI?
La principale sorgente di radon è il suolo; altra importante sorgente è costituita dai materiali da costruzione: essi rivestono solitamente un ruolo di secondaria importanza rispetto al suolo, tuttavia, in alcuni casi, possono esserne la causa principale di elevate concentrazioni di radon. Una terza sorgente di radon è rappresentata dall’acqua, in quanto il gas radioattivo è moderatamente solubile in essa. Tuttavia il fenomeno riguarda essenzialmente le acque termali e quelle attinte direttamente da pozzi artesiani, poiché di norma l’acqua potabile, nei trattamenti e nel processo di trasporto, viene talmente rimescolata da favorire l’allontanamento del radon per scambio con l’aria.
QUALI SONO LE DIMENSIONI DEL PROBLEMA IN ITALIA?
Il problema, sia per la natura geologica del nostro territorio che per l’impiego di materiali da costruzione tipici dei nostri suoli (e, in alcuni casi, ricchi di uranio, come tufo e pozzolana) tocca molto da vicino il nostro Paese. Un’ Indagine Nazionale condotta sulle abitazioni italine alla fine degli anni ‘80 ha rilevato una concentrazione media di radon indoor pari a 77 Bq/m3 e dunque approssimativamente doppia rispetto a quella mondiale (valutata in 40 Bq/m3). Questa consapevolezza ha condotto all’emanazione del Decreto Legislativo n.241/00, che tratta dell’esposizione lavorativa a sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti, prima fra tutte il radon, ed impone agli esercenti di attività lavorative che in svolgono in sotterrano o in zone a rischio il monitoraggio, ed eventualmente il risanamento, dei luoghi in cui il personale opera. Pur se riferito esclusivamente alla tutela nei luoghi di lavoro, esso rappresenta un significativo passo in avanti sulla strada di una coscienza e di una conseguente normazione radioprotezionistica.
COME PENETRA NELLE EDIFICI?
Il radon anzitutto penetra all’interno egli edifici risalendo dal suolo, secondo un meccanismo determinato dalla differenza di pressione tra l’edificio e l’ambiente circostante (il cosiddetto”effetto camino”). La pressione all’interno della casa, infatti, a causa della temperatura più elevata, è spesso leggermente inferiore rispetto a quella esterna e così “richiama” aria – e, con essa, radon – dal sottosuolo, attraverso tutte le aperture (giunture, cavità ed anche piccole crepe o fessure difficili da individuare). La concentrazione di radon subisce considerevoli variazioni sia nell’arco della giornata che in funzione dell’avvicendarsi delle stagioni. Essa tende inoltre a diminuire rapidamente con l’aumentare della distanza dell’appartamento dal suolo. Il problema investe dunque in modo particolare cantine e locali sotterranei o seminterrati.
COME SI MISURA?
La ricerca ha elaborato diversi metodi validi per la misura del radon. Il più idoneo a misurare la concentrazione di radon in una abitazione è rappresentato dal posizionamento di dosimetri passivi. Esposti nei locali dell’abitazione, essi saranno poi analizzati in laboratori specializzati e, recando le tracce dell’esposizione al radon, permetteranno di determinare i livelli di concentrazione. Questi dosimetri consistono in semplici contenitori in materiale plastico dotati di film o polimeri sensibili alle radiazioni e non necessitano di alimentazione né emettono alcuna sostanza o radiazione. In una abitazione di medie dimensioni ne andrebbero posizionati all’incirca quattro.
SE E’ PRESENTE IN MISURA ELEVATA, COME SI PUO’ INTERVENIRE?
Dal radon è possibile difendersi in molti modi. Come sempre, il sistema migliore è la prevenzione, attuata mediante una progettazione edilizia antiradon nelle zone a rischio e mediante la scelta di materiali da costruzione a basso contenuto di radioattività.
Negli edifici già esistenti è importante realizzare un’azione di monitoraggio degli ambienti e, laddove vengano riscontrate concentrazioni elevate di radon, rivolgersi a centri specializzati al fine di adottare opportune misure di mitigazione.
Situazione concentrazione RADON in Friuli Venezia Giulia – ARPA FVG
Fonte:
ISPESL
Laboratorio Radiazioni Ionizzanti e Non Ionizzanti
Dipartimento Igiene del Lavoro
Via Fontana Candida, 1 – 00040 Monte Porzio Catone – Roma